Streghe, violente uccisioni e leggende di martiri: c’è una Milano tutta da scoprire per gli appassionati dell’horror, ma non solo. Angoli non sempre conosciuti dal turismo tradizionale, ma che meritano di essere riscoperti con un percorso che unisce arte e storia. Un viaggio che parte dal Medioevo, con la caccia alle streghe e le strazianti esecuzioni sui roghi per la peste in Piazza Vetra. Ancora oggi questo luogo è considerato uno tra i più macabri di Milano e, attraversandolo, si percepisce un’atmosfera cupa e silenziosa.
Sosta obbligata anche al Duomo, dove è conservata la statua di San Bartolomeo scorticato. Tra i monumenti più visitati e ricercati di Milano, era inizialmente posto all’esterno della Cattedrale: successivamente venne portato all’interno poiché, per la sua crudezza, spaventava i bambini. Andiamo a scoprire tutto questo magari attraverso un Milan Bike Tour.
Milano oscura: la storia delle streghe di Piazza Vetra
Oggi intitolata a Papa Giovanni II, per i milanesi lo spazio verde che collega la Basilica di San Lorenzo a quella di Sant’Eustorgio è da sempre Piazza Vetra. Se nel corso degli anni ha cambiato look ed è diventata luogo di ritrovo mondano, la sua fama è legata soppratutto alle vicende che l’hanno vista protagonista nella caccia alle streghe che anche la città di Milano ha affrontato nel Medioevo. Il suo nome deriva probabilmente dal canale sotterraneo della Vetra, anche se ci sono altre ipotesi che lo riconducono ad una famiglia nobiliare omonima o alla presenza di una fortezza denominata “castrum vetru“. Ma non solo: le origini del nome vengono anche attribuite ai “vetraschi“: conciatori di pelle così chiamati perchè raschiavano le pelli con dei pezzi di vetro e avevano le loro botteghe in questa zona della città.
Piazza Vetra è stata testimone silenziosa di macabre e violente uccisioni e, ancora oggi, la sua nomea è legata ai fatti medievali che hanno contribuito a renderla magica e tormentata al tempo stesso. Teatro delle esecuzioni delle streghe e dei roghi dei condannati della Santa Inquisizione di Milano, Piazza Vetra è un luogo con un passato di pesante sofferenza. La prima esecuzione fu quella di Sibilla Zanni nel 1309, accusata di stregoneria e bruciata sul rogo tra urla lancinanti. La stessa sorte toccò ad altre nove donne, giudicate come streghe, dal 1595 al 1631. Prima di essere messe al rogo le donne attraversavano il ponte della morte, sopra il già citato canale della Vetra che oggi fa parte della Milano sotterranea.
All’epoca si pensava che le streghe banchettassero con il demonio e per questo a loro era riservata la morte sul rogo, quella più crudele e sofferente. Ma non furono solo le streghe ad essere uccise in Piazza Vetra a Milano. In questo luogo vennero puniti anche uomini accusati di essere untori della peste: tra questi anche Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza, che anche il Manzoni cita nel suo saggio “Storia della colonna infame”. Mentre la caccia alle streghe si concluse nel 1641, le esecuzioni nella piazza continuarono fino all’Ottocento. Ancora oggi c’è chi dice che la piazza va attraversata in silenzio, per rispetto a chi perse la vita crudelmente: un silenzio che, secondo la tradizione, permette di ascoltare le urla strazianti dei giustiziati che riecheggiano nella piazza.
Milano da incubo: San Bartolomeo scorticato
Il viaggio nella “Milano da incubo” deve assolutamente fare tappa al Duomo, dove è conservata la statua di San Bartolomeo scorticato realizzata da Marco d’Agrate, scultore cinquecentesco. La raffigurazione del Santo è un vero e proprio trattato di anatomia, dove sono ben visibili muscoli, sistema linfatico e struttura del corpo umano. Apostolo di Gesù, San Bartolomeo venne scorticato vivo a causa della sua fede cristiana. L’iconografia sacra lo raffigura, proprio come nella statua, con la pelle a mo’ di mantello, la Bibbia in una mano e nell’altra una spada o un pugnale.
Entrando nel Duomo la statua di San Bartolomeo si trova fra l’altare della Presentazione e quello di Sant’Agnese, appoggiata su un piedistallo nel braccio destro del transetto. Realizzata in marmo nel 1562, la statua era inizialmente collocata all’esterno della Cattedrale; prima di essere posizionata nel luogo odierno nel 1664, venne portata nel retrocoro. Ai piedi della statua un’incisione recita “Non me Praxiteles, sed Marcus finxit Agrates“: l’autore temeva, infatti, che l’opera non venisse attribuita a lui ma allo scultore greco Prassitele.
Leggi anche l’articolo: Trattamento restorativo atraumatico in odontoiatria pediatrica